Il sommo Poeta, Rino Vendola, sputa contro i concittadini anziché provvedere a risolvere i problemi. Spero votino meglio in futuro
Mi per … Metta, sindaco Rino Vendola.
Ma Lei s’è montato proprio la testa. Chi crede di essere per dare interviste il giorno prima, smentendole il giorno dopo. Berlusconi?
Martedì 11 marzo, sul Corriere. Corriere della Sera, mica dei Piccoli!
“Questa è una comunità indifferente, spesso volgare. Di quella volgarità che nasce da ignoranza, sciacallaggio, in cultura”.
Allora.
Se capisco bene: la Sua comunità è oltre che incolta (che sarebbe il meno), anche ignorante (passi), infine, composta da sciacalli.
Capisco. Sarà per questo che hanno scelto di farsi rappresentare da Lei. Se fossero stati, colti, saggi e bene educati, mica La votavano.
Continuo sul Corriere.
“Mi fermano in mille per strada, per sottopormi le questioni più minute, dal bidone della spazzatura al passo carraio”.
Ma pensa che impuniti. Che fetentoni, sindaco.
Già fermarLa per strada … che ignominia. Perché, poi? Per problemi minuti. Mai nessuno che La fermi per chiederLe qual è la Sua opinione dul decadentismo crepuscolare! Nemmeno una parola sull’incidente dell’economia indo-pakistana, sulla inflazione in Cina e la deregulation nell’Iraq meridionale. Nessuno che a Gravina si interroghi e La interroghi, sindaco, sull’influenza del confucianesimo sulla mistica dei frati tibetani. Tutti che vogliono sapere, perché non ci stanno i bidoni dell’immondizia; perché la tassa sul “carraio” costa tanto. Nessuno che voli. Che voli alto. Che si elevi. E La raggiunga, lì sulle Vette, che Ella abita. Che schifo, che ribrezzo, per uno come Lei che legge Cartesio , guarda solo Geografic Chanel, e quando il cliente paga, i soldi li prende, sì sì, li prende, ma toccandoli con una molletta da camino.
Nella intervista Ella si definisce “poeta”. Sarà destino del nome: tutti quelli che si chiamano Vendola sono poeti.
I Metta invece tutti volgari turpiloquisti.
Ovviamente Ella, stanco si aver prestato benignamente la Sua aulica intelligenza, la Sua ispirazione toccata dalla grazia del Verbo, la Sua persona, bruttarella e stranamente pencolante, ma bellissima nell’aura eroica della poetica, “un milione di volte” ha pensato di mollare la seggiola. Così Lei dichiara al Corriere. Ma purtroppo Ella ha dovuto mortificare ancora il Suo poetico deretano a restare incollato alla vile seggiola perché “questa storia di Ciccio e Tore mi ha convinto a non abbandonare il campo”.
Quel campo ove entrò il divino Silvio, con annesso poeta personale Sandro Bondi, La vede quindi ancora presente, oh Sommo.
Più Sommo di Silvio, che scribacchia versi per canzoni, ma non ha ancora scritto, come Ella credo abbia già fatto, la Commedia.
Non Divina, per non confondersi con quel guitto di dell’Alighieri. Che pure in politica non potè stare allo paro Suo, Sommo araldo. E poi dopo cotanto senno diffuso al colto e all’inclita. Che cosa mi fa, Duce del Poema? Capitano, mio Capitano, che cosa mi combina?
Il giorno dopo sbraca. Sommerso da pernacchi e flatulenze, queste ultime paranco sonore, ritratta.
“Non dissi questo, altro dissi”. “Mal comprese lo scriba”. Il che può pur essere. Perché mica è facile capirlo, il Sommo, quando someggia dall’alto della Sua scienza poetica.
Ella, Signore del Verso, dolce con i Miti ma terrrribile con i vili, annuncia che sarà implacabile contro i protagonismi sollecitati dai media.
Cominci, sindaco dai miei riveritissimi, a sbattersi la testa contro il muro. Scegliendo uno spigolo duro e acuto. Chè da quando Ciccio e Tore per disgrazia finirono là giù, Lei, Lei proprio, Sommo Poeta, ci ha tumefatto i tes…..i con un milione e cinquecentomila dichiarazioni. Proprio Lei. E’ la Romania … ; e le Sue fonti di informazioni privilegiata … ; e le Messe Nere … ; e questo e quello.
Protagonismo da mass media? Parlava di sé, vero Sindaco? Parlava e straparlava. Invece di mettere in sicurezza la “casa delle cento stanze”. Felice di mostrarsi a destra e a manca. Pensi se la disgrazia fosse successa ad Altamura o a Santeramo in Colle; che disdetta per l’Italia, perdersi le Sue artistiche riflessioni. Fortuna che sia andata così. Così ce La siamo goduta anche noi, oltre che la Sua comunità. Oggi bistrattata.
Ben vi sta, mi verrebbe da dire: così imparate a votare meglio. Ma non me la sento di infierire. Dopo che ho letto quello che Lei ha dichiarato, oltraggiando l’intera Gravina.
Dopo le Sue ingiurie, mi sento un po’ di Gravina pur’io. Anzi, più precisamente. Mi sento fiero di essere di Gravina.
Molto meno del mio sindaco.Questo articolo è stato copiato integralmente dal giornale: Puglia D'Oggi, con il consenso dell'estensore, avv.to Metta Franco, mio carissimo amico ... Tra il serio ed il sarcastico
Ma Lei s’è montato proprio la testa. Chi crede di essere per dare interviste il giorno prima, smentendole il giorno dopo. Berlusconi?
Martedì 11 marzo, sul Corriere. Corriere della Sera, mica dei Piccoli!
“Questa è una comunità indifferente, spesso volgare. Di quella volgarità che nasce da ignoranza, sciacallaggio, in cultura”.
Allora.
Se capisco bene: la Sua comunità è oltre che incolta (che sarebbe il meno), anche ignorante (passi), infine, composta da sciacalli.
Capisco. Sarà per questo che hanno scelto di farsi rappresentare da Lei. Se fossero stati, colti, saggi e bene educati, mica La votavano.
Continuo sul Corriere.
“Mi fermano in mille per strada, per sottopormi le questioni più minute, dal bidone della spazzatura al passo carraio”.
Ma pensa che impuniti. Che fetentoni, sindaco.
Già fermarLa per strada … che ignominia. Perché, poi? Per problemi minuti. Mai nessuno che La fermi per chiederLe qual è la Sua opinione dul decadentismo crepuscolare! Nemmeno una parola sull’incidente dell’economia indo-pakistana, sulla inflazione in Cina e la deregulation nell’Iraq meridionale. Nessuno che a Gravina si interroghi e La interroghi, sindaco, sull’influenza del confucianesimo sulla mistica dei frati tibetani. Tutti che vogliono sapere, perché non ci stanno i bidoni dell’immondizia; perché la tassa sul “carraio” costa tanto. Nessuno che voli. Che voli alto. Che si elevi. E La raggiunga, lì sulle Vette, che Ella abita. Che schifo, che ribrezzo, per uno come Lei che legge Cartesio , guarda solo Geografic Chanel, e quando il cliente paga, i soldi li prende, sì sì, li prende, ma toccandoli con una molletta da camino.
Nella intervista Ella si definisce “poeta”. Sarà destino del nome: tutti quelli che si chiamano Vendola sono poeti.
I Metta invece tutti volgari turpiloquisti.
Ovviamente Ella, stanco si aver prestato benignamente la Sua aulica intelligenza, la Sua ispirazione toccata dalla grazia del Verbo, la Sua persona, bruttarella e stranamente pencolante, ma bellissima nell’aura eroica della poetica, “un milione di volte” ha pensato di mollare la seggiola. Così Lei dichiara al Corriere. Ma purtroppo Ella ha dovuto mortificare ancora il Suo poetico deretano a restare incollato alla vile seggiola perché “questa storia di Ciccio e Tore mi ha convinto a non abbandonare il campo”.
Quel campo ove entrò il divino Silvio, con annesso poeta personale Sandro Bondi, La vede quindi ancora presente, oh Sommo.
Più Sommo di Silvio, che scribacchia versi per canzoni, ma non ha ancora scritto, come Ella credo abbia già fatto, la Commedia.
Non Divina, per non confondersi con quel guitto di dell’Alighieri. Che pure in politica non potè stare allo paro Suo, Sommo araldo. E poi dopo cotanto senno diffuso al colto e all’inclita. Che cosa mi fa, Duce del Poema? Capitano, mio Capitano, che cosa mi combina?
Il giorno dopo sbraca. Sommerso da pernacchi e flatulenze, queste ultime paranco sonore, ritratta.
“Non dissi questo, altro dissi”. “Mal comprese lo scriba”. Il che può pur essere. Perché mica è facile capirlo, il Sommo, quando someggia dall’alto della Sua scienza poetica.
Ella, Signore del Verso, dolce con i Miti ma terrrribile con i vili, annuncia che sarà implacabile contro i protagonismi sollecitati dai media.
Cominci, sindaco dai miei riveritissimi, a sbattersi la testa contro il muro. Scegliendo uno spigolo duro e acuto. Chè da quando Ciccio e Tore per disgrazia finirono là giù, Lei, Lei proprio, Sommo Poeta, ci ha tumefatto i tes…..i con un milione e cinquecentomila dichiarazioni. Proprio Lei. E’ la Romania … ; e le Sue fonti di informazioni privilegiata … ; e le Messe Nere … ; e questo e quello.
Protagonismo da mass media? Parlava di sé, vero Sindaco? Parlava e straparlava. Invece di mettere in sicurezza la “casa delle cento stanze”. Felice di mostrarsi a destra e a manca. Pensi se la disgrazia fosse successa ad Altamura o a Santeramo in Colle; che disdetta per l’Italia, perdersi le Sue artistiche riflessioni. Fortuna che sia andata così. Così ce La siamo goduta anche noi, oltre che la Sua comunità. Oggi bistrattata.
Ben vi sta, mi verrebbe da dire: così imparate a votare meglio. Ma non me la sento di infierire. Dopo che ho letto quello che Lei ha dichiarato, oltraggiando l’intera Gravina.
Dopo le Sue ingiurie, mi sento un po’ di Gravina pur’io. Anzi, più precisamente. Mi sento fiero di essere di Gravina.
Molto meno del mio sindaco.Questo articolo è stato copiato integralmente dal giornale: Puglia D'Oggi, con il consenso dell'estensore, avv.to Metta Franco, mio carissimo amico ... Tra il serio ed il sarcastico
2 commenti:
Beh sai anche il mio sindaco, e abito nel comasco, ama usre il taxi e odia rispondere delle cose pratiche, quasi gli facessi un torto. Va bene io sono della controparte e magari non gli perdono niente, ma a certi personaggi c'è poco da perdonare.
Giorgio.
Più che perdonare, diciamo che siamo obiettivi ... Se pò dì? :-)
Ciao Giuseppina
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