Abbiamo sotto gli occhi, ascoltiamo le notizie, leggiamo i resoconti dell’assoluta e deplorevole improvvisazione e disorganizzazione degli aiuti ad Haiti. Credo che per una volta dobbiamo essere fieri ed orgogliosi della nostra Protezione civile. Tenendo ben presente le diverse dimensioni dei disastri, devo dire che all’Aquila abbiamo visto una efficiente macchina dei soccorsi. Affidare a militari, notoriamente elastici di pensiero e con scarsa capacità di improvvisazione, dote quanto mai necessaria nei momenti di urgenza, la gestione dell’emergenza dimostra quanto invece sia indispensabile una organizzazione internazionale addestrata ed idonea a gestire queste calamità. Fatta eccezione per quei Paesi che già possiedono una Protezione civile, l’ONU, organismo farraginoso, pletorico e spesso inutile, potrebbe riscattarsi da anni di onerosa incapacità, facendosi carico di una struttura per fronteggiare catastrofi di dimensioni eccezionali in paesi poveri e senza organismi di questo tipo. In questi primi momenti il coordinamento non può essere demandato ad alcuni, paralizzando ed ostacolando l’opera di altri, magari molto più esperti nella gestione dell’emergenza. Quando si muove la macchina dei soccorsi, adeguatamente addestrata ed allenata con ripetute simulazioni, deve essere chiara la scala delle priorità e deve essere in grado di far muovere con precisione le diverse unità che si occupano di compiti specifici. Quello che si vede in questi giorni è una babele di organismi che si muovono autonomamente senza un coordinamento che sappia distribuire le forze sul territorio. Sarebbe altresì opportuno che i politici non intralciassero le operazioni con la loro presenza, come è successo con Mrs. Clinton per il cui arrivo è stato dirottato un aereo di MSF con un ospedale da campo ed un carico di medicinali. Rimane inoltre lo stupore che un Paese come gli USA non abbia una Protezione civile, carenza che ha dimostrato tutta la sua negatività nelle opere di soccorso per l’uragano Katrina a New Orleans. Un simile disastro avrebbe dovuto spingere il governo a prendere adeguate contromisure per fare fronte alle emergenze. Ora in questi frangenti lasciamo lavorare chi è competente e facciamo in modo che possano lavorare bene. Facciamo tesoro di questa drammatica esperienza e prepariamoci con cura per la prossima.
Il peggior peccato contro i nostri simili non è l'odio, ma l'indifferenza: questa è l'essenza della disumanità.
martedì 19 gennaio 2010
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