
Luca Barbareschi ha fondato sei mesi fa un'associazione per difendere le vittime dei pedofili. Della sua terribile esperienza parla con il cuore in mano. E racconta come, grazie al teatro, alla tv e al cinema, è guarito dalle sue ferite.
La fondazione onlus che porta il suo nome in favore dei bambini che hanno subito violenze sessuali: «Nata sei mesi fa e con fatica, perché ogni giorno saltano fuori briganti che truffano i donatori e svaniscono con la cassa, per fortuna il mio nome è servito a qualcosa. Ci ho messo dei soldi, ho la fortuna di guadagnare bene facendo l'attore e il produttore di film premiati anche all'estero, e francamente mi sembrava insensato tenere tutto per me.
I casi che ci sottopongono sono migliaia, riguardano sia il Nord che il Sud dell'Italia, quasi sempre sono casi di violenza subiti all'interno della famiglia, parenti o amici insospettabili. Istituire una fondazione onlus in difesa dei bambini violentati, fornendo ai meno abbienti assistenza legale e medica; sfruttando ogni occasione per abbattere il muro di omertà che circonda questo triste e aberrante fenomeno; dimostrando che, come nel mio caso, puoi uscirne, puoi diventare una persona sana, colta, vincente, è per me un impegno civile».
Anche se non vuole più ritornare sulla sua storia di bambino molestato da un amico di famiglia. Anche se ti guarda con occhi asciutti e imploranti: «Per favore non ripassate sulle mie ferite, per favore parliamo di adesso, di quello che io posso fare oggi». Ferite, ha detto.«I bambini che hanno subito violenze sessuali, anche le meno gravi, si convincono di essere i colpevoli di quanto è avvenuto, e di non essere più adatti a una vita normale. Una colpa che ti porti dietro per tutta la vita. E se le ferite sono state curate e si chiudono, restano comunque le cicatrici. Fra le tante altre cose, la mia fondazione si prefigge di far capire agli adulti che bisogna imparare ad ascoltare i bambini, a leggere anche i loro minimi gesti, a cogliere anche i loro silenzi. Quando, bambino, ho subito violenza, mia madre non c'era. Sia pur balbettando, avevo tentato di parlare a mio padre. Ma questo padre esigente, onesto e severo, non aveva saputo ascoltarmi. Non aveva potuto, forse, perché non sapeva come rispondermi, forse. Ho deciso di raccontare pubblicamente la mia esperienza anche per le mie figlie, perché imparino a difendersi; e, più avanti, sappiano parlare e ascoltare i loro figli. E soprattutto la più piccola, quando mi ha sentito raccontare quanto mi era accaduto, quando ha capito che avevo deciso, pur pagando un altissimo prezzo, di mettere la mia esperienza in favore dei bambini violentati, mi è corsa incontro, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Papà, sono orgogliosa di te”».
(Copiato dal sito Fondazione Luca Barbareschi. Se ho violato qualcosa, lo rimuovo subito)
La fondazione onlus che porta il suo nome in favore dei bambini che hanno subito violenze sessuali: «Nata sei mesi fa e con fatica, perché ogni giorno saltano fuori briganti che truffano i donatori e svaniscono con la cassa, per fortuna il mio nome è servito a qualcosa. Ci ho messo dei soldi, ho la fortuna di guadagnare bene facendo l'attore e il produttore di film premiati anche all'estero, e francamente mi sembrava insensato tenere tutto per me.
I casi che ci sottopongono sono migliaia, riguardano sia il Nord che il Sud dell'Italia, quasi sempre sono casi di violenza subiti all'interno della famiglia, parenti o amici insospettabili. Istituire una fondazione onlus in difesa dei bambini violentati, fornendo ai meno abbienti assistenza legale e medica; sfruttando ogni occasione per abbattere il muro di omertà che circonda questo triste e aberrante fenomeno; dimostrando che, come nel mio caso, puoi uscirne, puoi diventare una persona sana, colta, vincente, è per me un impegno civile».
Anche se non vuole più ritornare sulla sua storia di bambino molestato da un amico di famiglia. Anche se ti guarda con occhi asciutti e imploranti: «Per favore non ripassate sulle mie ferite, per favore parliamo di adesso, di quello che io posso fare oggi». Ferite, ha detto.«I bambini che hanno subito violenze sessuali, anche le meno gravi, si convincono di essere i colpevoli di quanto è avvenuto, e di non essere più adatti a una vita normale. Una colpa che ti porti dietro per tutta la vita. E se le ferite sono state curate e si chiudono, restano comunque le cicatrici. Fra le tante altre cose, la mia fondazione si prefigge di far capire agli adulti che bisogna imparare ad ascoltare i bambini, a leggere anche i loro minimi gesti, a cogliere anche i loro silenzi. Quando, bambino, ho subito violenza, mia madre non c'era. Sia pur balbettando, avevo tentato di parlare a mio padre. Ma questo padre esigente, onesto e severo, non aveva saputo ascoltarmi. Non aveva potuto, forse, perché non sapeva come rispondermi, forse. Ho deciso di raccontare pubblicamente la mia esperienza anche per le mie figlie, perché imparino a difendersi; e, più avanti, sappiano parlare e ascoltare i loro figli. E soprattutto la più piccola, quando mi ha sentito raccontare quanto mi era accaduto, quando ha capito che avevo deciso, pur pagando un altissimo prezzo, di mettere la mia esperienza in favore dei bambini violentati, mi è corsa incontro, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Papà, sono orgogliosa di te”».
(Copiato dal sito Fondazione Luca Barbareschi. Se ho violato qualcosa, lo rimuovo subito)
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