"Berlino, 1932"
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(B. Brecht)
Oggi ricorre un triste anniversario che tutti noi ci accingiamo a ricordare e parlarne giustamente per non dimenticare.
Sono decenni che ricordiamo la Shoah, ovvero il tentativo da parte dei nazisti di sterminare completamente gli ebrei, ma nei nostri libri di storia e nell'informazione generale si omette un altro terribile genocidio.
Forse non se ne parla appositamente perchè poi si rischia di scoprire che nulla è cambiato e che in forma minore si ripropone.
Parlo del Porrajmos, il "grande divoramento", lo sterminio degli zingari.
Sto parlando di cinquecentomila persone rom e sinte uccise, divorate dalla ferocia nazista.
Un numero impressionante di persone, e chissà quanti altri non censiti, che non vengono ricordate.
I rom, come gli ebrei, sono stati sempre un popolo perseguitato nel tempo.
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".
C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l' eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C'è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu
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