I fatti di Rosarno dovrebbero invitare alla riflessione: razzismo o guerra tra i poveri? Proviamo questa volta a metterci nei panni di un bracciante campano che si vede scartato nel mercato del lavoro a favore di un africano. Un lavoratore nero viene pagato, quando viene pagato, 20 euro al giorno, per 12 ore , dopo essere stato alleggerito di alcuni euro per il caporale ed altri per il trasporto nei campi. Un bracciante italiano costa il doppio o il triplo se vengono pagati i contributi. E’ quindi ovvio che l’agricoltore preferisce risparmiare sulla forza lavoro, anche per il calo del prezzo dei prodotti agricoli. Oggi molti si domandano se convenga ancora coltivare i campi, raccogliere la frutta o lasciarla marcire sugli alberi prendendo il contributo europeo. E’ un circolo vizioso di non facile soluzione ( costo del lavoro, lunga filiera di intermediazione, costo del trasporto ) a cui si aggiunge un non quantificato pizzo alla criminalità organizzata, padrona del territorio e decisa a fare sentire la sua influenza su tutto quello che succede. Non dimentichiamo inoltre che i lavoratori africani sono stati i primi, se non i soli, che si sono ribellati alla violenza dei criminali. Credo che i disordini e le violenze di Rosarno siano più l’effetto di una mancanza di lavoro che di un vero razzismo, che viene invece cavalcato a pelo dalla Lega che sfrutta questo argomento a fini elettorali, andando a smuovere gli istinti più retrivi e viscerali del suo popolo. L’aumento esagerato di lavoratori neri rispetto alla popolazione stanziale è stato anche effetto della chiusura di molte fabbriche al Nord con conseguente afflusso al Sud dei disoccupati in cerca di lavoro. Dal Governo mi sarei aspettato un altro approccio alla soluzione di questo problema con progetti di integrazione e di aiuto all’agricoltura che rischia il collasso, ma ho sentito solo parole degne di un kapò e di una nazione incivile. Nel 1945, alla fine della guerra, nella Napoli povera e devastata, prese corpo una canzone , Tammurriata nera, in cui si narrava la vicenda di una giovane partenopea che dava alla luce un bambino nero e il ritornello faceva “ Poco importa se sia bianca o nera, rimane sempre una creatura”. Eravamo poveri veramente allora, ma molto più umani.
P.S. Peccato che i lavoratori neri siano così poveri, altrimenti l'on. Ghedini avrebbe fatto una legge ad personas.
P.S. Peccato che i lavoratori neri siano così poveri, altrimenti l'on. Ghedini avrebbe fatto una legge ad personas.
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