mercoledì 26 novembre 2014


LETTERA A
Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Senatore. Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani Luigi MANCONI
Membro della Giunta per il Regolamento Presidente della 2ª Commissione permanente (Giustizia) Nitto Francesco PALMA
Senatore della Repubblica Cardiello Franco
Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli


Chiediamo l'inasprimento e la certezza della pena per chi commette questi reati: Stupro, pedofilia, femminicidio. 



Ogni giorno si consuma sotto i nostri occhi impotenti un dramma che devasta la vita di moltissime donne: solo il 4-7% delle donne violentate denuncia il dramma subito. Le donne non parlano perché sanno che questo Stato non le tutela, perché sanno che lo stupratore, anche quando venga identificato, sarà fuori dopo due giorni; perché ci vorranno anni per il processo, perché rischiano le ritorsioni, le minacce e le nuove violenze da parte di chi le ha abusate e dei suoi amici. Che cosa succede a una donna violentata? Subito scatta l’angoscia di morte, la paura di venire uccisa, come purtroppo spesso si legge sui giornali. Cresce il dolore violento intriso di orrore per le percosse e la violenza che la immobilizza. Emozioni atroci, ancora più pervadenti se il violentatore è più d’uno e lo stupro sembra non avere fine: il terremoto devasta il corpo, martoriato dentro e fuori da lacerazioni genitali e vescicali, da ematomi, ferite, fratture, che sono solo la prima conseguenza. Se la donna è in fase fertile, c’è un rischio concreto di gravidanza. E se ad essere stuprato è un bambino? Lo stupro di un bambino è un gesto empio. E’ empio perché viola irreparabilmente la sacralità del suo corpo. Perché ferisce irreparabilmente la sua anima. Perché causa un dolore fisico tremendo, per l’effrazione violenta del suo corpicino immaturo. E provoca un dolore psichico ancora più difficile da curare: per l’angoscia di morte che il piccolo prova, per le minacce di cui viene fatto oggetto, se dovesse parlare, per gli incubi che gli riproporranno mille volte ancora tutto l’orrore agghiacciante di quell’esperienza. Tornando ad esaminare le conseguenze dello stupro non sono da trascurare le malattie sessualmente trasmesse, che possono essere multiple, con diverso tempo di incubazione. Per almeno un anno chi è stato vittima stupro dovrà fare test ed esami per escludere di aver contratto la Chlamydia, il Papillomavirus, la Sifilide, l’Herpes genitalis o l’AIDS. Per mesi e anni lo stuprato avrà flash-back diurni, ossia pensieri improvvisi che irrompono nella sua coscienza ricordandole quello che ha subito, e incubi notturni che fanno rivivere in tutto l’orrore di quelle emozioni, causando depressioni gravi, anche fino al suicidio. Per tutte queste ragioni lo stupro costituisce una lesione personale gravissima, un assassinio di vita e di futuro, che deve essere perseguito subito, con processo per direttissima, con la massima fermezza e certezza della pena. La certezza della pena deve essere un pilastro della giustizia, e dell’educazione al rispetto delle regole, di cui è cardinale il rispetto della persona, ad ogni età. Nel caso di stupro compiuto da minori bisognerebbe smettere di coltivare il mito dell’irresponsabilità, di definire “ragazzate” questi delitti imperdonabili, solo perché compiuti da minori. In ogni caso, bisognerebbe eliminare ipotesi di attenuanti o di esimenti e valutare come aggravanti lo stupro commesso in gruppo o sotto l’effetto di droghe o di alcool. Le donne muoiono principalmente per mano dei loro mariti, ex-mariti, padri, fratelli, fidanzati o amanti, innamorati respinti. Insomma per mano di uomini che avrebbero dovuto rappresentare una sicurezza. I numeri in Italia sono impietosi: muore di violenza maschile una donna ogni due o tre giorni. Chiediamo, sopra ogni cosa, leggi severissime e senza alcuna attenuante, ma soprattutto la certezza della pena. Nelle attuali norme del Codice Penale esistono possibilità di interpretazioni soggettive, tali da rendere vana la giustizia e tali da “uccidere” una seconda volta la vittima. Basta patteggiamenti, confessioni pilotate, sconti di pena, indulti e premi per buona condotta. Anche senza il morto questi delitti uccidono. Giuseppina Rubino



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