mercoledì 28 maggio 2008

PENSIERI E INFORMAZIONE LIBERA: NOI VITTIME DI UN REGIME

PENSIERI E INFORMAZIONE LIBERA: NOI VITTIME DI UN REGIME

È agghiacciante quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi in questo nostro paese. I campi rom di Ponticelli in fiamme, il nuovo pacchetto di sicurezza del Ministro Maroni, il montante razzismo e la pervasiva xenofobia, la caccia al diverso, la fobia della sicurezza, la nascita delle ronde notturne offrono una impressionante fotografia dell'Italia 2008.
«Mi vergogno di essere italiano e cristiano», fu la mia reazione rientrato in Italia da Korogocho, nel 2002, all'approvazione della legge Bossi-Fini.
Questi sei anni hanno visto un notevole peggioramento nella società italiana, con la xenofobia cavalcata dalla Lega, vera vincitrice delle elezioni e incarnata oggi nel governo Berlusconi. (Posso dire questo perché sono stato altrettanto duro con il governo Prodi e con i sindaci di sinistra, da Cofferati a Dominici). Oggi doppiamente mi vergogno di essere italiano e cristiano.
Mi vergogno di appartenere a una società sempre più razzista verso l'altro, il diverso, la gente di colore e soprattutto il musulmano che è diventato oggi il nemico per eccellenza.
Mi vergogno di appartenere a un paese il cui governo ha varato un pacchetto-sicurezza dove essere clandestino è uguale a criminale. Ritengo che non sia un crimine migrare, ma che invece criminale è un sistema economico-finanziario mondiale( l'11% della popolazione consuma l'88% delle risorse) che forza la gente a fuggire dalla propria terra per sopravvivere.
L'Onu prevede che entro il 2050 avremo un miliardo di rifugiati per i cambiamenti climatici. I ricchi inquinano, i poveri pagano. Dove andranno? Stiamo criminalizzando loro?
Mi vergogno di appartenere a un paese che ha assoluto bisogno degli immigrati per funzionare , ma poi li rifiuta, li emargina, li umilia con un linguaggio leghista da far inorridire.
Mi vergogno di appartenere a un paese che dà la caccia ai rom come se fossero la feccia della società. Questa è la strada che ci porta dritti all'Olocausto (ricordiamoci che molti dei cremati nei lager nazisti erano rom!). Noi abbiamo fatto dei rom il nuovo capro espiatorio.
Mi vergogno di appartenere a un popolo che non si ricorda che è stato fino a ieri un popolo di migranti («quando gli albanesi eravamo noi»): si tratta di oltre sessanta milioni di italiani che vivono oggi all'estero. I nostri migranti sono stati trattati male un po' ovunque e hanno dovuto lottare per i loro diritti. Perché ora trattiamo allo stesso modo gli immigrati in mezzo a noi? Cos'è che ci ha fatto perdere la memoria in tempi così brevi? Il benessere? Come possiamo criminalizzare il clandestino in mezzo a noi? Come possiamo accettare che migliaia di persone muoiano nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per arrivare nel nostro «Paradiso»? È la nuova tratta degli schiavi che lascia una lunga scia di cadaveri dal cuore dell'Africa all'Europa.
Mi vergogno di appartenere a un paese che si dice cristiano ma che di cristiano ha ben poco. I cristiani sono i seguaci di quel povero Gesù di Nazareth crocifisso fuori le mura e che si è identificato con gli affamati, carcerati, stranieri. «Quello che avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me».
Come possiamo dirci cristiani mentre dalla nostra bocca escono parole di odio e disprezzo verso gli immigrati e i rom? Come possiamo gloriarci di fare le adozioni a distanza mentre ci rifiutiamo di fare le «adozioni da vicino»? Come è possibile avere comunità cristiane che non si ribellano contro queste tendenze razziste? E quand'è che i pastori prenderanno posizione forte contro tutto questo, proprio perché tendenze necrofile?
Come missionario, che da una vita si è impegnato a fianco degli impoveriti della terra, oggi che opero su Napoli, sento che devo schierarmi dalla parte degli emarginati, degli immigrati, dei rom contro ogni tendenza razzista della società e del nostro governo . Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani.
Vorrei ricordare le parole del pastore Martin Niemoeller della Chiesa confessante sotto Hitler: «Quando le SS sono venute ad arrestare i sindacalisti, non ho protestato perché non ero un sindacalista. Quando sono venute ad arrestare i Rom non ho protestato perché non ero un Rom. Quando sono venute ad arrestare gli Ebrei non ho protestato perché non ero un Ebreo... Quando alla fine sono venute ad arrestare me non c'era più nessuno a protestare».
Non possiamo stare zitti, dobbiamo parlare, gridare, urlare. È in ballo il futuro del nostro Paese, ma soprattutto quello dell'umanità, anzi della vita stessa. Diamoci da fare perché vinca la vita.
Questo testo è tratto da una recente dichiarazione di Padre Alex Zanotelli uno dei pochi che non ha abbassato la testa, che non si è uniformato al marciume del sistema in cui vive e che prova orrore verso ogni forma di ingiustizia cercando di moralizzare quell’Istituto religioso che rappresenta e che purtroppo si mostra indifferente di fronte allo scempio della vita umana. Si proprio della VITA UMANA.
Vorrei dire al Papa che parlare della vita non significa parlare solo di ciò che conviene alla Chiesa. Parlare della vita non vuol dire solo parlare di cellule, di organismi con un filamento di DNA al loro interno, no. Troppo facile parlare solo e sempre di aborto, contraccezioni, e scaturire l’eterna polemica tra chi è favorevole o contrario, tra chi dice una cosa e se ne capisce un’altra, tra chi ci crede e chi no, troppo facile caro Signore dal cappello grande e bianco. Parlare della vita vuol dire anche condannare drasticamente le leggi di uno Stato illiberale che riducono l’uomo ad una bestia da sbattere in galera o da cacciare a pedate ovunque sia, l’importante che sia fuori dal proprio paese.
Non una parola di sdegno ho sentito per questa legge che sarà fatta dal Governo Berlusconi CONTRO GLI IMMIGRATI. Non una parola Sua Santità. Il messaggio di Cristo dov’è nella testa di questi mascalzoni che vanno in giro a distruggere il diverso? Me lo dica per favore.

post di http://vincenzocaldarola.blogspot.com

2 commenti:

Anonimo ha detto...

è solo uno scherzo del destino se a tendere un braccio dal gommone in mare è un albanese e non me. basterebbe questo per cominciare a vedere il problema immigrazione da un'altra angolazione. dal basso, è ovvio. non dall'alto di facili giaculatorie, di qualunquismi, di pressapochismi. che senso ha, in una società sempre più etnica e multirazziale, alimentare una caccia allo straniero? che senso ha oggi che ci sta stretta persino la, definizione di italiani? che senso ha, quando i nostri sforzi sono diretti verso una costruzione più popolare e meno economicista dell'europa? che senso ha, in un stato che si definisce a maggioranza cattolica e scatena guerre di religione se il crocefisso viene abolito dalle scuole, respingere i diseredati, i poveri, gli ultimi? quale faccia, quale colore della pelle, quale lingua deve parlare il prossimo per essere amato come te stesso? i farisei al governo lavorano per l'approvazione di questa aberrante legge contro gli immigrati e nel frattempo hanno già alimentato un clima di odio senza muovere un solo dito per evitarlo. forse per una volgare raccolta di consensi popolari. forse solo per poter dire di aver preso un impegno con gli elettori e di averlo mantenuto. peccato però che non vivano i drammi della fame e delle persecuzioni di quella gente che vorrebbero cacciare dal paese. solo per uno scherzo del destino...

Lara ha detto...

Cara Giuseppina, come siamo finiti!

Sua Santità si è rallegrato (lo leggevo proprio oggi) che in Italia sia arrivato finalmente questo governo.
E' tremendo vedere come l'odio, la xenofobia, la caccia al diverso, si stia espandendo a macchia d'olio.

Hai scritto un post meraviglioso, e si sente bene quanto venga dal cuore. Mi assoccio a te e a tutti coloro che ancora il cuore ce l'hanno.

Ti abbraccio con tanto affetto!

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