Una Nazione ingrata

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E’ assolutamente normale che una Nazione guidata da un signore che si occupa prevalentemente delle sue pendenze giudiziarie, non si accorga o meglio non tenga in considerazione ciò che sta a cuore a decine di migliaia di suoi abitanti.
Quando mai un miliardario si abbassa a prendere in esame il permesso di soggiorno di un povero cristo di immigrato, magari laureato e sicuramente più colto di lui.
Quale vantaggio elettorale gli può derivare da una massa di lavoratori che chiedono solo di essere in regola con una legge astrusa, mal fatta e profondamente ingiusta, oltretutto gestita da un apparato burocratico enfisematoso ed elefantiaco, dove un semplice timbro diventa una faccenda kafkiana.
Però sa cogliere al volo la questione della sicurezza, della falsa sicurezza, basata su falsi dati, dove i carcerati sono molti clandestini in attesa di essere rimandati al paese di origine e dove solo i poveri che non si possono permettere avvocati alla Ghedini marciscono in carcere.
Non avverto nelle aule del Parlamento fremiti di angoscia per lo scadere dei permessi di soggiorno paragonabili alle trepidazioni ed alle frenesie legiferatorie che si avvertono nelle prossimità delle sentenze a lui tanto sensibili.
Non sento Schifani, Lupi, Bondi e soprattutto Gasparri affannarsi per fare diventare l’Italia un paese civile capace di accogliere dignitosamente chi vuole lavorare onestamente.
Forse non ricordano o fanno finta di non ricordare che una discreta quota del nostro PIL è prodotta dagli immigrati, che pagano le tasse, aprono piccole e medie imprese dando da lavorare agli italiani, parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole, si sentono parte integrante del nostro popolo.
Noi dovremmo rammentare che lo stesso percorso lo fecero i nostri emigranti quando si stabilirono in altri paesi. Oggi per esempio negli Stati Uniti molti nostri connazionali occupano posti importanti e strategici.
Il futuro, checchè ne pensi la Lega, è di un mondo multiculturale, multilingue, multietnico, e multireligioso. Opporsi a questo è solo tempo sprecato, molto meglio sarebbe cercare di gestire in modo intelligente questa rivoluzione, ma di persone intelligenti mi sembra che si stia perdendo lo stampo, o meglio la selezione politica non privilegia questa opzione.
Animo, politici italiani, cercate di capire che gli immigrati ringiovaniscono il nostro paese, che altrimenti sarebbe solo di vecchi e pensionati, che il miscuglio razziale migliora la stirpe, che un bambino abbronzato è solo da accarezzare, che una donna velata non offende nessuno, e che sarebbe ora, con tutto quello che ci è caduto in testa con la crisi economica ed industriale, che qualcuno ci desse un progetto per il futuro, dove anche gli immigrati abbiano un loro posto dignitoso e sicuro.
Milano questa volta è stata la culla della mobilitazione italiana ed il merito va ad un gruppo di donne del Marocco, del Ghana, di Cuba ed alcune italiane che ha deciso che in questo Paese sono maturi i tempi per la nascita di un movimento per i diritti civili degli immigrati. Finalmente Milano, la grande Milano, da sempre all’avanguardia delle lotte civili, torna ad essere il laboratorio ed il motore di una spinta sociale, di un nuovo protagonismo. A Milano, patria della Lega, si incomincia a lavorare seriamente per gli immigrati. E mi piace sottolineare che questo è stato fatto dalle donne.