Una principessa possedeva un cuore vuoto, spoglio, come gli alberi in inverno. Dominato dal freddo era quel piccolo cuore, ma lei non comprendeva. Il freddo non si percepisce del tutto finchè qualcuno non viene a posarti una coperta sulle spalle. Tremava spesso la principessa, ma non sapeva di tremare. Poi un giorno, qualcuno le portò in dono un pò di tepore. Quando smise di tremare, la principessa ebbe paura. Paura per aver provato un sollievo così grande e sconvolgente, temeva di non poter più viver senza.
Per non perdere il suo Eroe in un giorno lontano, tentò di scacciarlo in fretta. Ma lui non demordeva, tentava, con tenera pazienza, di donare una vera favola alla sua principessa.
Incapace di abbandonarsi a quell'incanto, lei ancora e ancora lo respingeva. Giocava crudele con il bisogno che l'Eroe aveva di lei. Si mostrava fiera e superba, come se nulla le servisse.
Si mostrava fiera e superba, ma tentava disperatamente di credere e cadere arresa. Ingenuamente assorbiva tutto il calore che poteva, sventrava le certezze di quello sguardo disarmato, lo svuotava di se stesso, quello sguardo caldo come pioggia d'estate. Ondeggiava sul valico, tirandosi via non appena lui la sfiorava. L'Eroe pagò la colpa di aver scambiato il freddo cuore della Principessa per una giornata di Primavera. Di aver amato il suo profumo e di aver cercato in lei una luce che, forse, non c'era. Era inadeguata, incapace di essere amata.
Il giorno in cui lui si arrese, la principessa, con distacco lo salutò. Chiuse gli occhi per riaprirli sulla sua solitudine. E finse di non sentire il freddo che implacabile tornava. Non più sostenuta, curata, amata, triste più di prima, sapeva che in fondo nell'Eroe aveva creduto. Sprofondò nel silenzio, portando nel cuore parole e promesse dimenticate. Da quel giorno la principessa, non sarebbe più stata la principessa di nessuno, nemmeno di sè stessa. Dalle soffici parole di un Eroe non si sarebbe più fatta ricoprire, in uno sguardo disarmato e caldo come pioggia d'estate non avrebbe più creduto. Perchè era inadeguata, incapace di essere amata.
Per non perdere il suo Eroe in un giorno lontano, tentò di scacciarlo in fretta. Ma lui non demordeva, tentava, con tenera pazienza, di donare una vera favola alla sua principessa.
Incapace di abbandonarsi a quell'incanto, lei ancora e ancora lo respingeva. Giocava crudele con il bisogno che l'Eroe aveva di lei. Si mostrava fiera e superba, come se nulla le servisse.
Si mostrava fiera e superba, ma tentava disperatamente di credere e cadere arresa. Ingenuamente assorbiva tutto il calore che poteva, sventrava le certezze di quello sguardo disarmato, lo svuotava di se stesso, quello sguardo caldo come pioggia d'estate. Ondeggiava sul valico, tirandosi via non appena lui la sfiorava. L'Eroe pagò la colpa di aver scambiato il freddo cuore della Principessa per una giornata di Primavera. Di aver amato il suo profumo e di aver cercato in lei una luce che, forse, non c'era. Era inadeguata, incapace di essere amata.
Il giorno in cui lui si arrese, la principessa, con distacco lo salutò. Chiuse gli occhi per riaprirli sulla sua solitudine. E finse di non sentire il freddo che implacabile tornava. Non più sostenuta, curata, amata, triste più di prima, sapeva che in fondo nell'Eroe aveva creduto. Sprofondò nel silenzio, portando nel cuore parole e promesse dimenticate. Da quel giorno la principessa, non sarebbe più stata la principessa di nessuno, nemmeno di sè stessa. Dalle soffici parole di un Eroe non si sarebbe più fatta ricoprire, in uno sguardo disarmato e caldo come pioggia d'estate non avrebbe più creduto. Perchè era inadeguata, incapace di essere amata.
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